MITOMODERNISMO
Nell'agosto del 1994, Stefano Zecchi e Giuseppe Conte inauguravano il movimento artistico che denominarono "Mitomodernismo": movimento filosofico, letterario, poetico basato su nove tesi, ideale prosecuzione delle diciannove "sulla vita e sulla bellezza" che gli stessi Conte e Zecchi, insieme a Mario Baudino, Rosita Copioli, Tomaso Kemeny e Roberto Mussapi, avevano presentato nel 1988 a Riccione durante un convegno per addetti ai lavori. Il Mitomodernismo nasce così, come un baluardo in difesa di quell'idea originaria di bellezza, che tanto appariva bistrattata e sorpassata da altre categorie, quali "l'interessante", "il provocatorio", "il contemporaneo". Tuttavia, i gesti con cui il Mitomodernismo si presenta non disdegnano affatto linguaggi e metodi propri della modernità: poche settimane dopo la pubblicazione del manifesto, ebbero luogo l'occupazione del sagrato della basilica di Santa Croce a Firenze, con discorsi e letture ispirati alle tesi esposte, e nel gennaio 1995 l'inaugurazione ufficiale del Mitomodernismo, presso il teatro Filodrammatici di Milano.

Centinaia di appassionati di poesia, cittadini milanesi, studenti universitari celebrarono il desiderio di ritorno alla bellezza e alla sacra vitalità propria dei miti, accompagnati da pensieri e testimonianze di intellettuali di tutto il mondo, tra cui la figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz. Radicato a Milano, il manifesto mitomodernista richia, nava nel suo "ennealogo" lo spirito futurista, dove il pensiero diventa azione e il gesto artistico alternativa, a tratti ribelle, davanti all'ordine costituito. Tuttavia, con radicale differenza, è la Nike di Samotracia a tornare protagonista.
Il ritorno al Mito rappresenta per Stefano Zecchi, Giuseppe Conte e per i molti che del Mitomodernismo hanno condiviso principi e valori la strada per il recupero del nesso inscindibile tra estetica, etica e azione. Il Mito è forma culturale, il cui significato non può essere indagato con gli strumenti della tecnica, esaurito con l'indagine storica o decostruito in una prospettiva strutturalista. Incarna l'archetipo dell'azione eticamente giusta ed esteticamente compiuta, il cui significato e la cui profondità eccedono la comprensione storica.

Il Mito non è riducibile alla mitologia, è qualcosa di vivo ed eternamente presente, oggetto della creazione estetica più autentica. Come nel racconto di Faust, Euforione è il frutto dell'unione di Elena e Faust, della bellezza eterna e apollinea con l'energia eterna verso il destino, la forza vitale tesa verso l'infinito. È l'antitesi alla decadenza nichilista che, sarcastica, irride e sbeffeggia coloro che vivono e parlano dell'Eros come fondamento di bellezza.
Il pantheon del Mitomodernismo abbraccia, per questo, epoche, linguaggi e forme d'arte differenti. Il Faust di Goethe, L'anello del Nibelungo di Wagner, le Elegie Duinesi di Rilke, l'opera poetica di Holderlin, Stefan George, D.H. Lawrence, il pensiero di Junger, Spengler, Mircea Eliade, fino a d'Annunzio e Pasolini, sono i luminosi esempi del primato della poesia sulla politica e dell'arte come azione capace di bellezza. Non c'è nel Mitomodernismo il rimpianto di ciò che non è più: il cambiamento è accolto come dimensione sorgiva dell'essere e come metamorfosi dell’Archetipo, che mai verrà meno e che sempre potrà essere narrato. È un movimento vitale, ottimista. Sa quanto il presente sia complesso, ma è certo della strada da percorrere.

L'ultima tesi - con l'invito a imparare a "sperare laicamente" - disvela uno sguardo pedagogico e una visione piena di fiducia nel futuro. Il Mitomodernismo ha infatti proseguito la sua strada fino a oggi, privilegiando oltre a convegni e compendi (tra cui la fondamentale raccolta Almanacco del Mitomodernismo, pubblicato nel 2000 ad Alassio e curata da Giuseppe Conte, Tomaso Kemeny e Stefano Zecchi) reading di poesie, performance artistiche e inediti palcoscenici, come il treno la ''Freccia della Poesia", che il 6 dicembre 2014 ha attraversato l'Italia, fermandosi nelle stazioni di Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Milano. E ancora, la serata Mitomodernista che ha animato Milano il 5 febbraio 2015, grazie alla partecipazione di trenta poeti. Rileggiamo allora le tesi che lo hanno ispirato, come attuale contributo al pensiero estetico e al senso del fare arte.

LE NOVE TESI DEL MITOMODERNISMO
1) Facciamo dell'arte azione, la sua forma visibile sia la bellezza.
2) La bellezza è profonda moralità, il brutto è immorale.
3) Opponiamoci all'avanzare della decadenza, che è là dove l'arte rinuncia
all'essenza della propria creatività.
4) L'estetica è il fondamento di ogni morale.
5) Il mito riporti tra noi anima, natura, eroe, destino.
6) L'eroismo è la sintesi di luce e di forza spirituale.
7) La politica abbia il primato sull'economia, la poesia abbia il primato sulla politica.
8) Il nuovo è il gesto che ama il presente, è aderire all'incessabile metamorfosi del cosmo.
9) Impariamo a sperare laicamente.